Cacciatori Di Pozzi
Noi. Tutti noi. Siamo Cercatori.
Secondo molti, la razza umana è quella più incline all'aberrazione, ma contemporaneamente è anche quella più legata a un forte senso di adattamento. Il che mi suggerisce facilmente che cambia i propri punti di vista, e i propri ideali, non per follia... ma per comodità.
Un piccolo meccanismo di autodifesa che scatta in un angolo remoto del sistema cerebrale, col solo scopo di creare una fittizia relazione fra noi e l'ambiente circostante.
Ma ciò nonostante, continuiamo a cercare.
Il nostro scopo. La ragione per la quale compiamo delle scelte. Inconsciamente siamo sempre immersi in un'assidua e frustrante ricerca. Lo facciamo attraverso le nostre domande, le nostre azioni, i nostri studi...
E la domanda...
La sola e assoluta domanda: "Cosa stiamo cercando?"
La libertà? La felicità? La verità? L'amore?
Il bene? Il male?
La verità è che non lo sappiamo nemmeno noi. E tendiamo a confrontarci con gli altri sperando che qualcuno ce lo comunichi. Ma questo non ci fa comunque demordere... e la nostra ricerca prosegue.
Una particolarità che facilmente sfugge quando, involontariamente, trattiamo questa nostra grande ricerca di qualcosa, per noi, ancora arcano... è che è una ricerca composta da altre tante piccole ricerche.
E solo queste ultime, spesso, ci regalano dei risultati.
La scoperta di una grande amicizia, di un amore. Il raggiungimento di una promozione, di un obiettivo, di una meta.
E ora... concentriamoci un attimo su questo: la conclusione di una piccola ricerca. E quello che lascia.
Quello strano dolce senso di leggerezza che ci illude di volare per qualche attimo, seguito da una breve accellerazione cardiaca e l'acquisizione di un punto di vista tanto positivo da farci credere di potere, un giorno, abitare sulla Luna.
Si chiama soddisfazione.
Intorno agli ultimi anni della mia vita, verso un periodo in cui le relazioni con le persone cominciarono ad indicare approcci molto più complessi ed impegnativi, ebbi la possibilità di conoscere e confrontarmi con nuove tipologie di menti.
Nuovi punti di vista e nuovi concetti di valori.
Fra loro, la fortuna mi guidò alla conoscenza di particolari persone... propense ad affrontare le loro ricerche in modo diverso, bizzarro e per qualcuno folle. Le loro diversità mi incuriosirono: li osservai, li studiai... e nel piccolo dei miei futili saperi, cercai di capire lo scopo delle loro azioni.
E' molto semplice:
Le loro scelte, le loro azioni, le indicavano verso fini... che loro NON VOLEVANO. Non erano costrette, ne incoraggiate, erano consce del fatto che stavano assiduamente, spesso più di una volta, convergendo verso qualcosa che non le avrebbe soddisfatte.
Non erano ignare, SAPEVANO.
C'era chi addirittura era a conoscenza dell'alternativa che avrebbe regalato quella soddisfazione tanto cercata.
Ma non la sceglievano. A volte, addirittura la evitavano intenzionalmente.
Finché arrivò il giorno in cui una, fra quelle persone, riuscì ad aprirmi un po' di più.
Una volta parlammo molto. E mi disse una frase.
"E' che spero sempre che le cose cambino. So che non accadrà, ma lo spero comunque."
Quella strana e particolare forma di speranza stava quasi per ingannarmi. L'affermazione trasudava qualcos'altro, lo sentivo. Pur sapendone l'inutilità, mi chiesi, perché scavare ancora? Per continuare a scavare buche tanto profonde, pur sapendo di agire in un terreno vuoto? E perché continuare a farlo li, pur conoscendo l'esatta locazione di un terreno più ricco?
Perché continuavano a scavare?
E alla fine compresi:
Perché le soddisfava.
Era proprio la creazione di quei pozzi che regalava a quelle persone una forma alternativa di soddisfazione. La LORO forma alternativa, quella in cui più si rivedevano. Per questo non cercavano in terreni più ricchi, perché altrimenti quelle buche non sarebbero durate a lungo.
E non sarebbero mai diventate dei pozzi.
Ed è così che un giorno li conobbi.
I cacciatori di pozzi.
Secondo molti, la razza umana è quella più incline all'aberrazione, ma contemporaneamente è anche quella più legata a un forte senso di adattamento. Il che mi suggerisce facilmente che cambia i propri punti di vista, e i propri ideali, non per follia... ma per comodità.
Un piccolo meccanismo di autodifesa che scatta in un angolo remoto del sistema cerebrale, col solo scopo di creare una fittizia relazione fra noi e l'ambiente circostante.
Ma ciò nonostante, continuiamo a cercare.
Il nostro scopo. La ragione per la quale compiamo delle scelte. Inconsciamente siamo sempre immersi in un'assidua e frustrante ricerca. Lo facciamo attraverso le nostre domande, le nostre azioni, i nostri studi...
E la domanda...
La sola e assoluta domanda: "Cosa stiamo cercando?"
La libertà? La felicità? La verità? L'amore?
Il bene? Il male?
La verità è che non lo sappiamo nemmeno noi. E tendiamo a confrontarci con gli altri sperando che qualcuno ce lo comunichi. Ma questo non ci fa comunque demordere... e la nostra ricerca prosegue.
Una particolarità che facilmente sfugge quando, involontariamente, trattiamo questa nostra grande ricerca di qualcosa, per noi, ancora arcano... è che è una ricerca composta da altre tante piccole ricerche.
E solo queste ultime, spesso, ci regalano dei risultati.
La scoperta di una grande amicizia, di un amore. Il raggiungimento di una promozione, di un obiettivo, di una meta.
E ora... concentriamoci un attimo su questo: la conclusione di una piccola ricerca. E quello che lascia.
Quello strano dolce senso di leggerezza che ci illude di volare per qualche attimo, seguito da una breve accellerazione cardiaca e l'acquisizione di un punto di vista tanto positivo da farci credere di potere, un giorno, abitare sulla Luna.
Si chiama soddisfazione.
Intorno agli ultimi anni della mia vita, verso un periodo in cui le relazioni con le persone cominciarono ad indicare approcci molto più complessi ed impegnativi, ebbi la possibilità di conoscere e confrontarmi con nuove tipologie di menti.
Nuovi punti di vista e nuovi concetti di valori.
Fra loro, la fortuna mi guidò alla conoscenza di particolari persone... propense ad affrontare le loro ricerche in modo diverso, bizzarro e per qualcuno folle. Le loro diversità mi incuriosirono: li osservai, li studiai... e nel piccolo dei miei futili saperi, cercai di capire lo scopo delle loro azioni.
E' molto semplice:
Le loro scelte, le loro azioni, le indicavano verso fini... che loro NON VOLEVANO. Non erano costrette, ne incoraggiate, erano consce del fatto che stavano assiduamente, spesso più di una volta, convergendo verso qualcosa che non le avrebbe soddisfatte.
Non erano ignare, SAPEVANO.
C'era chi addirittura era a conoscenza dell'alternativa che avrebbe regalato quella soddisfazione tanto cercata.
Ma non la sceglievano. A volte, addirittura la evitavano intenzionalmente.
Finché arrivò il giorno in cui una, fra quelle persone, riuscì ad aprirmi un po' di più.
Una volta parlammo molto. E mi disse una frase.
"E' che spero sempre che le cose cambino. So che non accadrà, ma lo spero comunque."
Quella strana e particolare forma di speranza stava quasi per ingannarmi. L'affermazione trasudava qualcos'altro, lo sentivo. Pur sapendone l'inutilità, mi chiesi, perché scavare ancora? Per continuare a scavare buche tanto profonde, pur sapendo di agire in un terreno vuoto? E perché continuare a farlo li, pur conoscendo l'esatta locazione di un terreno più ricco?
Perché continuavano a scavare?
E alla fine compresi:
Perché le soddisfava.
Era proprio la creazione di quei pozzi che regalava a quelle persone una forma alternativa di soddisfazione. La LORO forma alternativa, quella in cui più si rivedevano. Per questo non cercavano in terreni più ricchi, perché altrimenti quelle buche non sarebbero durate a lungo.
E non sarebbero mai diventate dei pozzi.
Ed è così che un giorno li conobbi.
I cacciatori di pozzi.