Sono Un Testimone
La piccola stanza, condita nella polvere e in qualche accenno di muffa, giaceva nel silenzio.
Finalmente un pulsante venne spinto in un fonetico CLAC, ed alcune piccole luci vecchie e ingiallite illuminarono l'ambiente. L'uomo in canottiera entrò, decorato dell'immagine di un killer che si rintanava nel suo antro. Si pose alla luce soffusa, che lentamente generò delle curve decise sulle sue spalle e sui suoi bicipiti. E il lugubre scenario venne poi accompagnato dal basso volume della radio appena accesa. Si avvicinò al piccolo specchio illuminato da una lampadina. Il suo sguardo incuriosito lo portò ad investigare sul suo volto. E con aria truce si osservò l'occhio destro. Che brevi attimi dopo emise un guizzo di luce rossa. Una pietra di rubino in un mare d'ignoto E' una bellissima notte. O almeno spero lo diventi. Cerco sempre di non abbassarmi a certi metodi, o comunque di mantenere un profilo molto basso. Non mi entusiasta molto l'idea di dovermi esporre per raccogliere informazioni. Ma cosa mi lamento a fare? Tanto ci ricasco sempre... A passo silenzioso e ben gestito, attraverso la strada a doppio senso che mi separa dal bersaglio. La mia vistosa giacca da investigatore anni '80 mi accompagna e mi rassidura. Si, esatto... parlavo proprio di profilo basso. Non ci posso fare niente, adoro questo stile. I due energumeri mi hanno già puntato. Con quelle facce da taglio gesticolano nei miei confronti. A pochi passi da loro, posso notare i loro sguardi che con sforzi impossibili tentano di incutermi terrore. E cazzo se ci riescono. <<Ho un appuntamento col maestro...>> pronuncio. E senza aspettarmi alcuna risposta <<...sono qui per... l'affare.>>. I due colossi rispondono con profondi respiri. Per un attimo mi è sembrato di aver davanti due minotauri con la giacca. Quello alla mia destra mi fa un cenno col capo e lentamente comincio a seguirli. Il tavolo, mentre bramava urgenti interventi igienici, ospitava pile di libri e raccolte di documenti vari. Che seguono appesi lungo le pareti. Come una ragnatela fatta di disordine che stava "infettando" come un viruso ogni spazio di quella stanza. L'uomo inclinò leggermente il collo, scrocchiandolo, e con gesti molto sicuri, alternati a chiari segni di stanchezza, si avvicinò al banco. Sollevò un libro ben preciso, che scelse con accuratezza. E riappoggiandolo in uno dei pochi spazi liberi del tavolo, cominciò asfogliarlo e a cercare le parti urgenti che gli servivano. Il libro di anatomia umana non risultò un'impresa ne comportò difficoltà nell'apprendimento. Lo sconosciuto assorbì le informazioni senza intoppi. Qualcosa nel suo sguardo sembrava aiutarlo in quelle indagini. Lo sguardo passò ora su una foto appesa al muro, fra gli altri appunti, raffigurante un individuo robusto, minaccioso, con il volto feroce di uno che assapora le carceri come biscotti: La camminata immortalata nell'immagine conferma una gamba dolorante. Ora l'attenzione cadde su alcuni fascicoli, non molti distanti dal libro appena consultato. In cui è documentato un arresto per aggressione e percosse. I gorilla mi stanno scortando. Immerso nella loro visibile "fisicità", mi godo la deliziosa e gustosa passeggiata all'interno della struttura. Ho così il tempo di farmi una cultura sul posto che sto magicamente esplorando. La fabbrica abbandonata puzza di passato. Ma uno strano odore spezza l'atmosfera che mi stava accogliendo e incanta il mio olfatto: l'aroma d'incenso segue corridoi e stanze come un'aura crudele e inarrestabile. Avvolge me e questi bambocci. E sia chiaro che ciò non lo sto dicendo a voce alta. Ma lo spettacolo inizia proprio quando mi stavo lasciando cullare dal profumo, e mi si apre il sipario dinanzi. L'androne è organizzato e decorato a cerimonia in una perfetta coperta in tinta rossa. Quel maledetto simbolo è disegnato in terra al centro e il "famigerato" maestro cammina avanti e indietro con l'aria di uno fiero di quello che sta facendo e di quello che sta pensando. Lo giuro, pensavo, almeno questa volta, di avere a che fare con qualcuno che avesse le idee più chiare. Questo qua è già tanto se riconosce la direzione in cui è rivolto. Non ha neanche lontanamente idea di cosa sta cercando di consumare Un altro libro venne sfogliato. L'uomo fermò il dito sul simbolo, contemplandolo per un attimo. Portò poi lo sguardo su di un scatto, con all'interno un uomo sulla trentina, vicino a moglie ed una bellissima bambina, tenera e pulita più del sapone. L'immagine amorevole lo imbarazzò: il suo occhio non vedeva delle splendide persone... vedevano un diversivo. Una scusa. Una maschera. Altri documenti goderono di un'ultima superviosione, e nuovi indirizzi vennero allo scoperti. Piccola pausa meritata e l'uomo riempì il tempo con una lenta sigaretta. Ma l'energia fu ancora molta e l'adrenalina non smise di restare in circolo. Lo studio venne inghiottito da uno soffice e spesso cuscino di fumo. Lo sconosciuto riuscì comunque a visionare la vecchia piantina della struttura: la fabbrica gli apparì semplice da ricordare. <<Maestro. Ho qui quello che mi ha chiesto.>> dico al "saggio" mostrandogli la valigetta nella mia mano destra. L'uomo lentamente si volta. Mi sorride. Temo mi dia un bacio... <<Appoggiala pure sul tavolo figliolo. E Mettiti comodo.>>. Mi adeguo alla recita e allo scenario. E' indescrivibile il prurito che ho alle mani in questo momento. Cosa non darei per trovarmi con certi individui in altre circostanze. E quanto mi piacerebbe ci fosse Master con me. Quest'uomo non è consapevole di cosa sta incitanto. E tutta questa gente? Io e il Maestro siano circondanti da un vasto gruppo di persone che vestono di rosso. Lasciando perdere la banalità con la quale scelgono la divisa per i loro riti, quanto devono essere tristi? Mi piacerebbe tanto saperlo... cosa non darei per accendergli il mio occhio addosso, e riuscire anche solo a intravedere cosa sperano di vedere, semmai questa sceneggiata avesse un fine concreto. E ammesso che io lo permetta. Mi avvicino sul tavolino appoggiato alla parete. Mi tolgo il cappello, la giacca, e appoggio tutto sul ripiano. Vicino appoggio anche la ventiquattro chiusa e con l'apertura rivolta verso la stanza. Voglio che sia rivoltà più verso di noi possibile. <<Allora...>> il maestro si avvicina a me camminando come in una danza <<...agitato? Nervoso?>> <<Un po' signore...>> recito l'apatico. E' il più semplice da fare. <<Ma non devi! Non vi è motivo. Sei stato scelto! Sarai colui che testimonierà a tutti i noi le bellezze del mondo oscuro e di ogni sua risorsa!>>, l'esaltazione in quest'uomo vince. E vince tutto. Ha avuto inizio. Siamo tutti pronti. Io più di loro. Basta con le stronzate. Concentriamoci. Sono posto al centro del camerone, in ginocchio, posto sopra allo strano simbolo. Davanti a me c'è il maestro, a pochi centimetri. Dietro, a destra e a sinistra, ci sono i due colossi. Intorno seguono i seguaci del culto, curiosi. Attendono che l'evento si compia e silenti contemplano ogni secondo che attraversa il loro sguardo. <<Quando entrerai, ricorda tutto ciò che hai imparato con noi. Ricorda i miei insegnamenti. Dovrai essere forte, veloce, tenace...>> però... questa se le preparata. Continuo ad ascoltarlo: <<...Una volta dentro, affronterai l'inarrestabile furia degli immondi. Ma tu non li temerai! Perchè ci sarà l'intero mondo dalla tua parte. Che con amore e gioia attenderà il tuo vittorioso ritorno!>>. Questa gente è completamente convinta di quello che vive e quello che crede. I vaneggiamenti proseguono per svariato tempo e finalmente giunge il momento che tutti aspettavano... e che aspettavo anch'io. Si accendono le candele e si spengono le luci. L'odioso ed armonioso coro riprende come tutte le prove fatte precedentemente nel corso delle settimane. Con rapidità rivolgo uno sguardo verso la valigia: ho impostato il timer convinto che avrebbero esitato ancora un po' prima d'iniziare il rituale. Il maestro ora si avvicina al tavolo, convinto che dentro quella ventiquattro troverà quello che mi ha chiesto di portare. Ma le tempistiche non sono dalla mia parte. Devo improvvisare. <<Signore...!>> urlo con tono abbastanza deciso da riuscire fortunatamente a fermarlo <<...avrei una cosa da chiederle prima.>>. Il pelato mi osserva per un attimo e mi sorride come farebbe un padre al proprio figlio. Riavvicinandosi a me, dice: <<Dimmi tutto. Cosa ti turba figliolo...?>> <<Avrei una richiesta da farle...>> il fumogeno dovrebbe innescarsi a momenti <<...potrebbe tenermi la mano solo per qualche secondo, come ha fatte in tutte le nostre sedute. Ho bisogno che lei mi trasmetta tutta la forza e il coraggio che mi ha fatto giungere fin qui.>>. Il saggio sorride nuovamente e mentre gli occhi gli si velano di vetro, mi stringe la mano in segno di sostegno. Coglione. Lentamente passano i secondi. Finalmente si aprono le danze. Diamine, non vedevo l'ora di ballare. Il maestro mi guarda e sempre sorridente mi comunica: <<Sei sempre stato un tipo chiuso e misterioso, Matteo Lanterna. A scapito del tuo attuale umore, cosa ti ha spinto a questa richiesta? Per chiedermi la mano?>>. Ecco finalmente il CLICK che volevo sentire... Guardo sorridente l'uomo e rilassato rispondo: <<Così posso spezzargliela.>>. Violento inclino il polso, che abbraccia ad un secco suono di frattura. Mentre l'uomo geme, la ventiquattro scoppia emettendo rapidamente vampate isteriche di fumo. Il caos divampa ed urla impazzite ornano l'androne... e sono li che li aspetto. I due gorilloni cattivi si avvicinano, ma rapidamente ho già sostituito me al maestro, che per un attimo viene strattonato. Il tempo necessario per affiancarmi al bambolone di mio interesse e colpire il punto che ho scelto ancora prima di venir qui stasera: la gamba offesa. Privo di ripensamenti scaglio il mio tallone sul quel ginocchio, mentre il colosso urla inebedito da quel dolore. Quel che mi serviva per scagliargli un gancio sul volto. Ma strane sensazioni mi dicono che la cerimonia va avanti e che il rituale non è terminato. Un lieve tremore scuote il pavimento. Cosa diavolo hanno fatto? Ecco il secondo gorilla, che incurante della scossa mi cerca tra le nubi che ormai hanno invaso gran parte della stanza. Mi rivolgo verso il tavolo, dove ho lasciato i miei affetti ed agguantandoli mi dirigo verso un ingresso li vicino. Dietro di me sento un chiaro: <<Cercatelo! Non lasciatelo scappare!>>. E chi vuole scappare? Ho avuto modo di studiare i cunicoli e le stanze di questo posto abbastanza per orientarmici. L'occasione adatta per mettere in pratica i miei studi e cercare un angolo in cui rivestirmi. Mi prenderò un accidente così. Probabilmente neanche sapevano di questo sgabuzzino. Mentre scorrazzano tra i corridoi ansiosi di trovarmi, potrei anche mettermi a dormire. Ma qualcosa cambia nell'aria... Uno strano puzzo di bruciato e di ferro invade la locazione. Mentre respiro, il fetore tende anche a sfiorarmi la lingua. Fuori di qui, probabilmente le pattuglie, se hanno seguito le mie indicazioni hanno già circondato la zona. Continuo comunque a percepire qualcosa che non va. Un brivido mi sale lungo la colonna vertebrale. Le urla di rabbia di quelli che vogliono la mia testa si trasformano in strane e curiose urla di terrore. Cedo a quella che sembra una "sospetta" occasione e rapido fuoriesco dal nascondiglio. I vari seguaci sembrano correre avanti e indietro in ogni punto... ignorandomi completamente. Un rumore metallico mi rizza la schiena. Strani boati e rimbombi di quelli che sembrano motori si avviano tutto intorno a me. E a noi. Non ne comprendo le fonti. Un altro tremore. La distrazione mi assale e stolto non precedo l'attacco: il gorilla ancora in piedi mi ha trovato e sollevandomi mi scaglia sulla parete. Maledizione! Gli parcheggio un destro sullo zigomo. Fa il duro, ma son sicuro che l'ha sentito. Insisto. Emetto un urlo di dolore. Ha la forza di un bufalo. Continua a tenermi saldo sul muro. Fissandomi negli occhi col chiaro sapore in bocca della violenza. Ma qualcosa attira le attenzioni di entrambi: un seguace viene scagliato da una parte all'altra del corridoio. Lasciando lungo la traiettoria una spessa scia di sangue. La velocità ha dato l'impressione che qualcosa lo avesso travolto... come un treno! Una strana luce rossa e soffusa ha già iniziato da un po' a riempire le stanze. Guardiamo in direzione da dove è apparso il "proiettile umano", e una sagoma in penombra s'incammina verso di noi: è alta quasi fino a soffito e, accompagnato dai suoi udibilissimi e pesanti passi, si porta con se uno strano attrezzo. Una grande spranga con in un lato un grosso contrappeso, come fosse un gigantesco martello o un ascia. Ma... è troppo grande! L'energumero molla la presa facendomi crollare a terra come un sacco di tuberi e zittito dal terrore fugge via in preda al panico. Non esito nemmeno a pormi domande. Non questa volta. E fuggo anch'io. Nelle varie strade che percorro ne posso contemplare dettagli di ogni tipo. Getti di sangue, urla, corpi mutilati che corrono, fuggono o vengono scagliati. Qui dentro si è trasformato tutto in un inferno. Giungo all'ultima curva, temendo ed aspettandomi qualsiasi cosa. Ma non presto abbastanza attenzione a dove sto andando e mi scontro contro uno di quei seguaci in fuga. Cadiamo per terra ed io intontito mi sforzo nel rialzarmi e scappare da questo incubo. Penso proprio che ad entrambi non importi più nulla, ne dell'uno ne dell'altro. Cerco di fare perno sulle braccia, E il pavimento sotto le mie mani scompare come se si sciogliesse in litri di sangue. E mostra alla luce gigantesche impalcature di metallo con varie giunture meccaniche Mi guardo attorno e tutto accade anche al resto della struttura. Il seguace si rialza, tentando la fuga, e viene fermato da un gruppo di catene che lo avvolgono e lo trascinano via. Le catene giungo da un lato opposto del corridoio, dove un'altra creatura sembrerebbe le stia riavvolgengo, trascinandosi nella sua direzione il povero giovane in tinta rossa. Ormai non riesco più a capacitarmene. Voglio solo uscire. Voglio solo andarmene. Nell'androne, dove, come per attendermi, c'è il maestro che sembra non voler smettere di ridere. <<E' bellissimo!...>> urla a braccia aperte osservandosi tutto intorno <<...il nostro solo vero io! Il nostro cuore! Il nostr...>> TRACK. Qualcosa lo interrompe... trapassandogli la schiena. Io, costretto a gustarmi la scena, posso notarne una lama dentellata enorme sbucargli dall'addome. Interessante vederlo sorridere ancora mentre il suo sterno e diviso in due. Dopo pochi esiti, cade a terra, facendomi vedere chi ora sorge dietro di lui. La terza sagoma ora riesco distinguerla meglio, in quanto il fumo si è abbastanza dissolto. Non riesco a dirmi che è umano. Non posso. Non credo possa esserlo. E' alta credo tre metri. A busto nudo porta uno strano lenzuolo che gli copre le gambe, e la testa è coperta da un singolare elmo a forma di cubo. L'essere avanza verso il cadavere. Tento d'indietreggiare... ma qualcosa sembra cambiare: alle mie spalle, pareti e pavimenti si muovono. Oscillano su assi simmetriche e meccaniche, senza preavviso, bloccandomi l'uscita. Un ennesimo tremore del terreno, e disattento casco al suolo. L'uomo col cubo metallico raccoglie quella che ora comprendo sia una grande motosega, zuppa di sangue e ruggine. Senza sentimento la strappa via da quella carcassa. Lo vedo ora a pochi passi da me. con uno lamento proveniente da quella "gabbia", si avvicina minaccioso. No! Dannato occhio. Il mio occhio destro emette un forte guizzo rosso, colorando per un attimo in parte la creatura. Era comunque prevedibile, anzi, strano non sia accaduto diversi minuti fa. L'immondo si ferma ed esita dinanzi a quell'abbaglio. Per un attimo, credo di vederlo spaesato. Solleva ora la sua arma e la conficca nel pavimento metallico vicino alla mia testa. Si è subito ripreso. Allunga il braccio sinistro come per afferarmi. Ed io non so proprio come procedere. Aiuto. <<Fermo!...>> una voce acuta profonda ordina di fermarsi al mostro <<...indietro!>>. La creatura s'immobilizza come un droide al comando di questa ultima figura. E senza repliche si riissa eretto, indietreggiando di qualche passo. Da dietro di lui, vestito con abiti lunghi e scuri, pallido, e con occhi bagnati nel sangue, sbuca un uomo dal volto inquietante ed ipnotico. Rimane per brevi istanti ad osservarmi. Lancia uno sguardo nel vuoto... come malinconico. Sembra stia riflettendo. Per un attimo la sua guancia mi è sembrata fatta di meccanismi... o comunque di metallo. Ma che diavolo succede?! L'oscuro signore si avvicina velocemente a me ed io non posso fare altro che ranicchiarmi e sperare di uscirne presto indenne. E come se sollevasse una penna da un tavolo, estrae il gigante arnese dal ferro. Lo porge al mostro e mentre glielo lascia tra le mani dice: <<Andiamocene.>> Entrambi sprecano qualche secondo per sparire attraverso una porta. I motori lentamente cessano. La struttura si "ricompone" e in pochi attimi la zona diviene una fabbrica abbandonata colma di cadaveri. Nel pavimento, quel simbolo c'è ancora. Devo toglierlo. Ci penserà il commisario a tutto il resto. Tanto per loro sarà la solita storia e archivieranno tutto quanto nel caso "Dark Structure". E come da prassi passeranno tutto ai colleghi più esperti, celando l'accaduto al pubblico per la vergogna di non essere all'altezza. Lo ammetto. Il mio scetticismo vacilla ormai da anni. Forse è un bene che continuino ad aver dubbi sulle reali fonti di questi massacri. Ma non m'importa... io qui ho finito. Credo. |